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La cattiva reputazione degli agenti immobiliari in Italia

Gli agenti immobiliari in Italia hanno una reputazione generalmente negativa, con molti italiani che li vedono come truffatori o imbroglioni.

Quali sono le ragione della pessima fama degli agenti immobiliari?

Innanzitutto, la concorrenza nel settore immobiliare in Italia è molto elevata, con un gran numero di agenti immobiliari che lavorano per attirare clienti.

Questo può portare alcuni agenti a ricorrere a pratiche poco etiche per ottenere un vantaggio sui loro concorrenti.

Ad esempio, alcuni potrebbero cercare di gonfiare il prezzo di una proprietà per ottenere una commissione più alta, mentre altri potrebbero nascondere informazioni importanti ai loro clienti per fare una vendita più facile.

Il settore immobiliare in Italia è spesso oggetto di truffe e frodi

Alcuni agenti immobiliari potrebbero approfittare della disattenzione, se non della disperazione, di un potenziale acquirente che cerca una casa per truffarlo.

Il metodo più comune è quello di far pagare un deposito per una proprietà che non esiste o che è già stata venduta.

Queste truffe, chiaramente, non danneggiano solo i singoli individui che ne sono vittime, ma anche la reputazione del settore immobiliare in generale.

Gli italiani hanno una tradizione di diffidenza nei confronti degli agenti immobiliari

Questo potrebbe essere dovuto al fatto che il mercato immobiliare in Italia è stato instabile in passato, con molti cambiamenti di proprietà e fluttuazioni dei prezzi.

La cultura italiana, inoltre, è fortemente legata alla proprietà della casa, quindi vendere o acquistare una proprietà può essere visto come una decisione molto importante ed emotiva.

Da questo punto di vista, molti italiani, sono diffidenti nei confronti di chi li aiuta e supporta in questo processo di transizione della loro vita.

In poche parole

Gli agenti immobiliari in Italia, ahimè, non godono di buona reputazione a causa di pratiche poco etiche, truffe e frodi nel settore, e per una tradizione di diffidenza nei loro confronti.

Sebbene ci siano sicuramente agenti immobiliari onesti e professionali in Italia, la reputazione del settore nel suo complesso è stata danneggiata da coloro che non lo sono.

La speranza che avvenga un cambiamento, è legata alla possibilità che proliferi la cultura mls, ovvero reti di collaborazione tra agenzie immobiliari, tra gli agenti e tra i clienti.

Cosa è l’MLS nel settore immobiliare?

Negli ultimi anni, si è assistito a un aumento dell’utilizzo delle reti di collaborazione tra agenti immobiliari.

Questo modello, che prevede la creazione di un gruppo di colleghi che collaborano per promuovere e vendere immobili, può offrire vantaggi significativi, come una maggiore visibilità delle proprietà e la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio.

Tuttavia, ci sono anche alcuni problemi che possono sorgere in questo tipo di collaborazione.

Uno dei principali problemi è che gli agenti immobiliari coinvolti potrebbero non essere disposti a condividere tutte le loro proprietà con il gruppo.

Potrebbero scegliere di condividere solo quelle che ritengono meno vendibili, sperando di ottenere almeno qualche interesse.

Questo può creare una situazione in cui la rete, e le agenzie immobiliari che la compongono, non dispongono di una gamma completa di proprietà da offrire ai potenziali acquirenti.

Portando ad una conseguente mancanza di trasparenza nella vendita delle proprietà, poiché gli agenti potrebbero non essere del tutto onesti sullo stato delle proprietà che stanno condividendo.

Come risolvere quindi questi problemi di collaborazione tra agenti immobiliari?

Per risolvere questi problemi, è importante che gli agenti immobiliari coinvolti nella collaborazione si impegnino a condividere tutte le loro proprietà con il gruppo.

In questo modo, sarà possibile offrire ai potenziali acquirenti una gamma completa di opzioni e garantire che gli interessati siano pienamente informati sullo stato delle proprietà in vendita.

E’ quindi fondamentale che i membri del gruppo di collaborazione lavorino insieme per stabilire regole chiare e trasparenti per la vendita delle proprietà.

Questo aiuterà a garantire che tutti gli agenti immobiliari coinvolti operino in modo equo e trasparente, offrendo ai potenziali acquirenti la massima trasparenza possibile.

E’ quindi utile aderire ad una rete di collaborazione come MLS?

In conclusione, le reti di collaborazione tra agenti immobiliari possono offrire molti vantaggi, ma è importante che gli agenti coinvolti condividano tutte le loro proprietà e lavorino insieme per stabilire regole chiare e trasparenti per la vendita delle proprietà.

In questo modo, sarà possibile offrire ai potenziali acquirenti una gamma completa di opzioni e garantire che gli interessati siano pienamente informati sullo stato delle proprietà in vendita.

Quel problematico culto della personalità nel real estate

Un’analisi del settore immobiliare attuale, specificatamente a quanto concerne la figura degli agenti immobiliari, non può prescindere dal trovare alcune caratteristiche comuni a tutta una serie di fenomeni verificatisi negli anni.

Tutte le iniziative, le battaglie, le azioni o le novità, commerciali o non, sono state portate avanti con una caratteristica comune: il culto della personalità.

Analizziamo velocemente alcuni passaggi storici:

Probabilmente prima di tutti iniziò Giovanni Gabetti nel 1950, con un brand legato strettamente all’uomo, illuminato per l’epoca. Era l’epoca dei grandi marchi ancora legati ai nomi delle famiglie (Olivetti, Branca, Martini, Lamborghini, Ferrari e soprattutto le Griffe dell’alta moda solo per citarne alcuni). Un retaggio di un personal branding ante litteram che associava il cognome al contenuto.

Non si assistono a grandi scossoni sino al 1986, anno in cui nasce come Franchising Tecnocasa. Erano gli anni degli yuppies, e così attorno alla figura del “Dottore” (Oreste Pasquali, fondatore di Tecnocasa), si radunano centinaia di giovani rampanti attratti dalla possibilità di cavalcare questo sogno italiano, questo “self made realtor” per cui si poteva passare dal giorno alla notte dallo svolgere qualsiasi tipo di lavoro al diventare un “professionista in giacca e cravatta”. Erano anche gli anni del primo condono, di una legislazione di larghe maniche verso il settore e di compravendite tutto sommato semplici da sbrogliare.

All’inizio del terzo millennio le tecnologie intervengono sempre di più nella quotidianità, e sono pronte a stravolgere anche il settore immobiliare. Roberto Barbato e la sua Frimm (e poi replat) sono oggettivamente i primi a investire in una scommessa, quella di digitalizzare le agenzie immobiliari attraverso le piattaforme di collaborazione, con un certo successo. Sono gli anni post Millenium Bug, in cui si prende atto che la tecnologia potrebbe non distruggerci tutti, ma in cui delle potenzialità della stessa non si riesce a comprenderne i confini.

Abbiamo passato oltre sessant’anni di storia e, scusandomi per alcuni casi importanti tralasciati, ci catapultiamo così ai giorni di oggi.

Cosa è successo nel mondo dei brand? Che a partire dal solito Jobs molto è cambiato. Se dico Steve Jobs alla mente viene Apple, Come con Bezos  con Amazon,  Branson con Virgin o Zuckemberg con Facebook.

Ci si è spostati dal nome al brand, senza colpo ferire. Con un passaggio netto in cui ciò che si fa è ancor più importante di chi siamo. Quindi la garanzia non è più (solo) nel cognome che porti, ma in quello che hai creato.

Da noi ci si muove con maggior lentezza, è purtroppo risaputo. E anche nel settore immobiliare non siamo riusciti ad avanzare, creandoci quella coscienza critica oramai globale in cui non valuto cosa dici o chi sei, ma quello che fai.

Personalizzazione esasperata e culto della personalità è quello che invece è successo, con progressiva rassegnazione e privazione di coscienza critica.

Si sono cristallizzati i ruoli, e ora per chi ancora segue Pasquali piuttosto che Barbato, ciò che loro dicono e fanno è visto alla stregua di un dogma. Atteggiamenti manichei tolgono spazio al dibattito, e alla crescita che questo con se porta.

Nel vuoto pneumatico che si è creato dopo di loro, si è assistito al più grande carrozzone mai visto prima, in cui sono spuntati “illusionisti di professione”e artisti vari, legati anch’essi da un filo conduttore che vedremo più avanti.

Il mercato, vero punto di riferimento di qualsiasi imprenditore, è stato messo da parte, non analizzato nelle sue esigenze, e così gli unici veri protagonisti del nuovo millennio sono stati alcuni imprenditori che hanno effettivamente cavalcato le esigenze degli utenti e le tecnologie. Un esempio su tutti: Carlo Giordano è riuscito, lavorando imprenditorialmente, a sottrarre a un’intera categoria un ruolo nell’immaginario collettivo e anche una serie di possibilità.

Nel frattempo le associazioni non sono riuscite mai a dare una direzione, strette tra subordinazioni gerarchiche e giochi politici, e anzi sono entrate nel calderone del caos con la loro personalizzazione fortissima, almeno nei casi di Paolo Bellini e Paolo Righi, che hanno incarnato le loro associazioni di riferimento e, soprattutto il secondo, creato uno scollamento enorme da una base sempre più disincantata, con conseguente perdita di adesioni.

Gli errori più grandi compiuti dalle associazioni? Forse uno su tutti, sottovalutare il web 2.0

Laddove il dibattito sopiva nei tavoli associazionistici, imperversava nel web, e quando hanno iniziato a proliferare i forum (come immobilio) e soprattutto  i gruppi facebook la frittata era fatta.

Bisognava sperare che qualcuno agisse per il bene della categoria, con una visione magari egoistica ma tesa ad assicurare il futuro a una professione attaccata oramai su più fronti. Creare dibattito, diffondere cultura, cercare innovazione per un fine più grande.

Ma siamo uomini e come tali agiamo, anche nelle nostre piccolezze.

Così è nato il controsenso più grande di tutti. I gruppi facebook dedicati agli agenti. Alcuni gruppi sono serviti ad alcune  persone dalla professionalità incerta per ritagliarsi un ruolo basato sul…nulla. Un culto della personalità che e’ ben lontano dagli esempi esteri fatti sopra o quelli italiani di qualche anno prima. Non basato su quello che hai fatto o sai fare, ma su quello che dici (e praticamente sempre non mantieni aiutato dalla scarsa memoria delle azioni online e la ritrosia nostrana al fact checking che è normale altrove).

Ma il gioco era riuscito con molti di noi.

Abbiamo assistito a grandissimi flop, a commistioni di interessi mai palesati e a conflitti continui. Siamo stati testimoni di eventi o novità annunciate  come epocali e gettate via con tanto di insulti a noi agenti immobiliari.

Ancora abbiamo visto Persone che si sono autoproclamate ambasciatori del real estate, innovatori ma non si sa di cosa in una professione che stenta a riconoscere se stessa.

Sono nati nugoli di formatori del settore che mai avevano esercitato nello stesso, che hanno dispensato consigli e strategie a destra e manca senza mai averle sperimentate. Poi le strategie non funzionavano ma la colpa era degli “alunni”, impreparati e poco attenti!

Perchè ci sono riusciti? Perchè era morta la coscienza critica e smarrito un sano culto della personalità. Abbiamo avuto  divinità non discutibili dalle quali accettare ogni parola, ogni assenza di scuse, ogni azione, che hanno guadagnato con questo e che hanno imperversato per molto, troppo tempo.

Ma finalmente qualcosa si è smosso, qualcuno ha avuto il coraggio di dissentire e di dire che “il RE è nudo!”, relegando almeno per il momento in secondo piano queste figure. Che però lasciano un vuoto di potere che in molti si stanno affrettando a cercare di ricoprire, e per noi è forse davvero l’ultima chiamata per poter divenire protagonisti del nostro futuro.

Nel Settore immobiliare regna uno strano stato di “anarchia intellettuale” che vede tutti avere ragione e tutti torto al tempo stesso.

Ma ora abbiamo la nostra chance, i tempi sono maturi, forse è arrivato il momento di costituire una coscienza collettiva della categoria, che è si eterogenea, ma può trovare la forza di cercare un minimo comune denominatore nell’interesse della sopravvivenza della professione. Abbiamo ancora la possibilità di essere padroni del nostro destino, ma avremo la maturità di esserne gli artefici?