Ciao a tutti, oggi voglio condividere con voi il mio commento critico su questo articolo che ho trovato sul sito de Il Sole 24 Ore:
Case, le agenzie vendono gli immobili nella metà del tempo di un privato
Prima di tutto, specifico che non voglio entrare nel merito della qualità o meno dei servizi offerti da chi ha pubblicato il report e che riconosco che questo articolo è di certo un’ottima mossa in chiave di marketing e relazioni b2b sulla quale non trovo nulla da eccepire in tal senso.
Anzi, li ammiro per la loro abilità nel creare contenuti accattivanti e persuasivi per il loro pubblico di riferimento.
Chapeau!
Analizziamo l’articolo del Sole 24 Ore
L’articolo sostiene che le agenzie immobiliari sono in grado di vendere gli immobili in metà tempo rispetto ai privati, basandosi su uno studio recente.
A prima vista, sembra un dato molto positivo per il settore immobiliare, che dimostra l’efficacia e la professionalità delle agenzie.
Tuttavia, leggendo con più attenzione, mi sono reso conto che l’articolo presenta diversi problemi e limiti, che ne minano la credibilità e la validità.
Innanzitutto, mancano i dati di riferimento e la modalità di analisi dello studio.
Non si capisce bene quali siano le fonti, il campione, il periodo e i criteri utilizzati per confrontare le vendite tra agenzie e privati.
Si parla di “media nazionale“, ma non si specifica come sia stata calcolata e quali siano le differenze regionali o locali.
Si parla di “tempo medio di vendita“, ma non si spiega come sia stato misurato e quali siano le variabili che lo influenzano (qualità dell’immobile, prezzo, zona, domanda, offerta, ecc.).
Si parla di “prezzo finale“, ma non si chiarisce se si tratta del prezzo di vendita effettivo o di quello richiesto inizialmente.
Alcune delle domande a cui non sono riuscito, al momento, a trovare risposta, forse per mia incapacità:
- Qual è il metodo di analisi usato per calcolare i tempi medi di vendita? Si tiene conto delle differenze territoriali, delle tipologie e delle condizioni degli immobili, delle aspettative e delle esigenze dei venditori e degli acquirenti?
- Qual è il campione di riferimento? Si tratta solo degli annunci pubblicati su un dato portale o si considerano anche altre fonti e canali di vendita? Quanti annunci sono stati effettivamente venduti e in che modo?
- Qual è il margine di errore dello studio? Si tratta di una stima approssimativa o di una misura precisa e affidabile?
- Qual è il contesto in cui si inserisce lo studio? Si tiene conto delle dinamiche del mercato immobiliare nel periodo considerato, caratterizzato da una forte domanda e da una scarsa offerta, che favoriscono le vendite rapide e i prezzi elevati?
In secondo luogo, l’articolo sembra avere un tono troppo favorevole alle agenzie immobiliari, senza considerare altri aspetti o punti di vista.
Si dà per scontato che le agenzie siano sempre la scelta migliore per chi vuole vendere casa, senza tenere conto dei costi, dei rischi e delle esigenze dei venditori.
Si ignora del tutto il fatto che ci siano anche delle differenze qualitative tra le agenzie immobiliari, che non tutte offrono lo stesso servizio e la stessa competenza ma non abbiamo alcun dato al riguardo.
Inoltre, l’articolo apre anche scenari di interpretazione diversa, basti pensare alla scarsa differenza di adeguamento del prezzo finale tra agenzie e privati (meno del 2%).
Questo potrebbe significare che le agenzie non sono così brave a valorizzare gli immobili o a negoziare i prezzi, oppure che i privati sono più informati e consapevoli del valore delle loro case.
Sto provando semplicemente a cambiare la prospettiva con cui si possono guardare i numeri.
Insomma, l’articolo mi ha lasciato molto perplesso e deluso. Penso che sia un esempio di come non si debba fare informazione e comunicazione nel settore immobiliare.
Spero che in futuro ci siano più articoli seri e approfonditi su questo argomento, che riguarda moltissime persone e famiglie in Italia.
In Conclusione
Una considerazione sulla categoria di cui faccio parte: l’articolo è stato condiviso con molto entusiasmo da molti agenti immobiliari sui social, ma questo aumenta la sensazione di un approccio superficiale e sensazionalistico degli agenti a un tema cruciale.
Invece di basarsi su uno studio poco chiaro e discutibile, gli agenti immobiliari dovrebbero creare una propria analisi del mercato, basata su dati reali e verificabili, e confrontarsi con i propri clienti in modo trasparente e onesto.
Sembra invece proseguire quel trend che vede la categoria mai padrona del suo destino, anzi intenta a perpetrare una forma di autoinganno e di delega ad altri del proprio ruolo professionale.
Siamo ancora lontani da una categoria che fa le sue analisi in modo autonomo e indipendente, invece di affidarsi a terzi esterni che spesso hanno interessi diversi dai nostri.
Che si tratti di società specializzate in big data analysis o di qualsiasi altro attore del mercato immobiliare, dobbiamo imparare a guardare con occhio critico e ad assumerci la responsabilità del nostro destino.
Forse l’MLS, con il suo potenziale di creare una rete di agenti immobiliari che lavorano insieme in modo più trasparente e collaborativo, potrebbe essere la risposta.
Ma prima dobbiamo imparare a essere consapevoli delle nostre esigenze e dei nostri obiettivi, e a non farsi influenzare troppo facilmente da articoli che sembrano troppo belli per essere veri.
In fondo, l’immobiliare è un settore che richiede una grande dose di realismo e pragmatismo, oltre che di creatività e flessibilità.
E se ci mettiamo tutti insieme, possiamo creare una categoria più forte e indipendente, che non si limita a seguire il vento delle tendenze del momento.